Pagina:Buonarroti, Michelangelo – Rime, 1960 – BEIC 1775670.djvu/161

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NOTE ALLE RIME

i

V’è chi, tenutosi molti anni felice, nel volgere d’una brevissima ora vede mutare la sua felicità in dolori e guai; e chi, illustre per fama o per nobiltà, piomba in un momento nell’oblio. Non v’è cosa mutevole sotto il sole che morte non vinca e fortuna non travolga.

BM (Wilde, tav. 3v); F p. 259 (CLXVI, 9); F. Handz., tav. 13, pp. 8-9; Wilde, p. 4 sgg. — T = BM.

Molti anni lassi qual felicie, in una breuissima ora si lamenta e dole; o per famosa o per antica prole altri s’inlustra, e ’n un momento imbruna.

Cosa mobil non è che socto el sole non uinca morte e changi la fortuna.

F: v. I,...tolti anni; v. 2,...bre nessuna, ora; v. 3, prole.; v. 4, inbruna; v. 5, rocto el sole. Wilde: v. 6, uincie.

Questi versi, che sono da considerarsi come un appunto per sonetto, sono scritti in sottile ed elegante grafia, caratteristica della giovinezza di M., sul verso di un foglio recante, inoltre, il disegno di un apostolo, probabilmente prima idea del S. Mat teo per il Duomo di Firenze (1503), uno schizzo di scena di battaglia, probabilmente per quella di Cascina (1504; cfr. Tolnay, Michelangiolo, Firenze, 1951, p. 293, tav. 282), e le iscrizioni frammentarie di cui in App. 7-9. Accanto ai sei versi, ornamenti di capitelli e una maschera, relativi al riquadro sinistro della tomba di

Giulio II (1505-6; cfr. Tolnay, The lombs of Julius II, p. [12]).

2

Dopo il tramonto, solo io resto nell’ombra della notte ardendo di dolore: ogni altro uomo trova piacere nelle tenebre; io invece, prostrato in terra, mi lamento e piango.