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(91) | rime | 53 |
O come scritta o pinta carta o foglio5
più si riguarda d’ogni straccio o taglio,
tal di me fo, da po’ ch’i’ fu’ berzaglio
segnato dal tuo viso, e non mi doglio.
Sicur con tale stampa in ogni loco
vo, come quel c’ha incanti o arme seco,10
c’ogni periglio gli fan venir meno.
I’ vaglio contr’a l’acqua e contr’al foco,
col segno tuo rallumino ogni cieco,
e col mie sputo sano ogni veleno.
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Perc’all’estremo ardore
che toglie e rende poi
il chiuder e l’aprir degli occhi tuoi
duri più la mie vita,
fatti son calamita5
di me, de l’alma e d’ogni mie valore;
tal c’anciderm’ Amore,
forse perch’è pur cieco,
indugia, triema e teme.
C’a passarmi nel core,10
sendo nel tuo con teco,
pungere’ prima le tuo parte streme;
e perché meco insieme
non mora, non m’ancide. O gran martire,
c’una doglia mortal, senza morire,15
raddoppia quel languire
del qual, s’i’ fussi meco, sare’ fora.
Deh rendim’ a me stesso, acciò ch’i’ mora.