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72 | rime | (130) |
130
Non è senza periglio
il tuo volto divino
dell’alma a chi è vicino
com’io a morte, che la sento ognora;
ond’io m’armo e consiglio5
per far da quel difesa anzi ch’i’ mora.
Ma tuo mercede, ancora
che ’l mie fin sie da presso,
non mi rende a me stesso;
né danno alcun da tal pietà mi scioglie:10
ché l’uso di molt’anni un dì non toglie.
131
Sotto duo belle ciglia
le forze Amor ripiglia
nella stagion che sprezza l’arco e l’ale.
Gli occhi mie, ghiotti d’ogni maraviglia
c’a questa s’assomiglia,5
di lor fan pruova a più d’un fero strale.
E parte pur m’assale,
appresso al dolce, un pensier aspro e forte
di vergogna e di morte;
né perde Amor per maggior tema o danni:10
c’un’or non vince l’uso di molt’anni.
132
Mentre che ’l mie passato m’è presente,
sì come ognor mi viene,
o mondo falso, allor conosco bene