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memori di quanto avevano operato i loro antenati nella battaglia di Legnano, impugnarono pieni d'entusiasmo le armi, corsero fin sotto le mura della metropoli, e furono tra i primi ad entrare in castello abbandonato dagli Austriaci.

D'altra parte il conte Francesco Arese, di carattere schietto ed energico, recavasi intanto a Torino a sollecitare pe'i sollevati l'ajuto dell'esercito regio, e il giorno 20 ne vedeva sfilare una brigata nella piazza Castello in mezzo agli applausi del popolo piemontese e prender la via per le frontiere. Corse allora il conte a Novara per recare a suoi concittadini il grato annunzio; ma saputo esser chiuse le porte di Milano, e l'ingresso resovi quasi impossibile pe'l blocco degli Austriaci, postosi a capo di una colonna di volontarj piemontesi e lombardi, passò presso Oleggio il Ticino, e per Busto1 e la Castellanza si diresse armato su la città.

Ma in tanta copia di storie contemporanee credo vano ripetere i fatti di quel primo passo della nostra rigenerazione, e però mi ristringo a ricordar que' soli che, a compimento del presente lavoro, riguardano il nostro borgo.

Reduce l'esercito piemontese dai cruenti campi di Custoza (1848, 5 di luglio), dopo una lotta gloriosa, sebene infelice, di quattro mesi, la Lombardia ricadde un'altra volta sotto il governo austriaco. Allora cominciarono le vessazioni contro chi aveva spiegato maggior fermezza di opposizione. Busto fu occupato militarmente due volte con miccia accesa. La prima occupazione fu eseguita con molta cautela, anzi con paura; la seconda

  1. Vedi Milano e i Principi di Savoja di Antonio Casati, pagina 155. Torino, 1853.