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grazie alla cresciuta civiltà e alla continua vigilanza del buon governo, questi delitti, provenienti da circostanze particolari ad alcuni paesi e nominatamene dal contrabando, sono a nostri giorni notabilmente diminuiti. Il qual onorevole decremento ben si sa essere figlio delle poche e savie leggi, là dove le molte e minuziose accrescono i contraventori, e mal raccommandano la nazione in faccia allo straniero.

Il borgo era verso que’ tempi aggravato da ciò che dovea pagare a titolo di censo camerale, e si esonerò di gran parte di esso a spese Communali. Sosteneva però ancora a’ tempi del cronista Crespi i seguenti pesi.

Anna Visconti Arconati esigeva il tributo che si pagava in frumento dai villici su’l vino e le biade raccolte nel territorio bustese, ed era del valore di tre lire sopra un moggio di qualsivoglia cereale, di una e mezzo per ciascun moggio di melica, di cinque per ogni brenta di vino, e di due e mezzo per il vino di torchio. Da quest’obligo erano esonerati per antica consuetudine i frutti dei beni ecclesiastici e la porzione domenicale che si ricavava dai possessi dei Luoghi Pii, le biade e il vino necessarj all’alimento degli ecclesiastici stessi. Aveva parimente là Visconti mentovata il diritto di affittare una macina da frumento e riscuotere un tributo dai tavernieri per la vendita del vino.

L’imposta su’l perticato ripartiva su ciascuno in ragione della quantità dei rispettivi terreni; e l’altra su’l sale per una metà su le persone, e per la seconda sopra i fondi e le case. Il qual metodo di ripartizione s’applicava a quasi tutti i carichi in forza dell’antica consuetudine. Fra le persone poi alcune erano tenute al solo testatico, altre erano aggravate anche dall’estimo. Alla prima classe apparteneva chiunque avesse i sette anni