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tavit magnum incendium, serpendo per molle case della terra, stando il morbo molti giorni coperto e nascosto, si andò dilatando l'incendio per tutta la vicinanza, che fece poi una strage notabile, come si dirà. Perchè cominciò il mese di genaro, anzi al fine di dicembre si faceva sentire, dove pigliò tanto campo per il freddo che regnava, che s'avvampò benissimo, e ogni giorno ne moriva due, tre, quattro, cinque, sei, otto e dieci al giorno, e li medici benché periti e chirurgi ancora non intendevano il male. Chiamato ajuto e consulto d'altri medici e chirurgi provetti, e molto esercitati nella loro professione, quali fecero venire a bella posta, fu concluso, che non fosse pestilenza, ma sì bene morbo contaggioso. Dove per il lungo commercio, e per il poco riguardo della plebaglia, s'era talmente acceso il fuoco, che in pochi giorni furono ripiene le sepulture delle chiese parochiali. Intanto per la moltitudine de'morti e de'morienti, s'era venuto a termine, che ogni giorno ne morivano ordinariamente otto, dieci, quindici, e talvolta venticinque, e più oltre li infetti, de'quali fu giudicato ispediente, e santamente bene di riporneli e mandarli nelle caserme dei soldati che sono tre stanze grandissime, le quali sono state la ruina di questo borgo. Ivi erano curati e pasciuti tutti li sospetti ed infetti a communi spese della Communità, i quali talora arrivavano al numero di ducento, ma più, e a quelli che dava fuora il male, quale erano buboni sotto l'ascelle, dopo l'orecchie, nella schiena, sopra le braccia, e sopra i galoni (coscie), e nei varchi nascevano codaselle (buboni; tutti questi mettevano separati in una stanza sola, e li sospetti in un'altra separatamente, quali erano diligentemente serviti, curati, medicati, e dai protettori e proveditori sollicitati e visitati.

„ Questi mali facevano in due giorni, tre, o poco