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CANTO XVIII.


Io, che veduto lungamente avea
     Le nuove cacce e ’l ritornare al piano,
     E ’l rimontar della turbata dea;
E lo scender dell’altre e’l sovrumano
     Miracol fatto in non lunga stagione,
     Maraviglioso ad intelletto umano,
Quasi ripien di nuova ammirazione,
     Mi ritrovai di quel mantel coperto,
     Che gli altri usciti dello ardente agone;
E vidimi alla bella Donna offerto,
     E di cervio mutato in creatura
     Umana e razionale esser per certo;
Ma non ingiustamente, che natura
     Non mise mai valor nè gentilezza,
     Quant’è in lei onestissima e pura;
Il viso suo angelica bellezza
     Del ciel discesa veramente pare,
     Venuta a dare agli occhi uman chiarezza