Pagina:Cagna - Alpinisti ciabattoni.djvu/116

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e sboccare nella purezza dell’aria viva ossigenata, l’infetto accumulato nella vita inerte della città.

Non tolleravano di vedersi barricato l’orizzonte da un ostacolo, e lo pigliavano d’assalto, fosse ciglione o fosse montagna.

Strada facendo, il ragazzo tempestava il babbo di mille interrogazioni. Papà, come si fa la rugiada? Che roccia è questa? Come si formano i terreni? Perchè nascono i funghi? Ed il professore, con la letizia di un papà che scopre i germogli intellettivi della sua creatura, sempre pronto a dargli la nozione delle cose, con chiarezza e semplicità accessibile al ragazzo; il quale non era mai in fondo delle interrogazioni, e dalla geologia, dalla botanica, saltava di un tratto nell’astronomia ed il babbo sempre disposto e non mai imbarazzato a rispondere.

Così in quelle gite da Robinson svizzero, le ore ed i chilometri filavano via allegramente che era un piacere, e quando il babbo credeva di non stancar oltre il figliuolo con le sue investigazioni, lo interrompeva sclamando:

— Carlino, adesso cantami l’Ave Maria di Gounod!

E Carlino subito intonava con la sua voce argentina, voce di verginella, che saliva su su nell’aria