Pagina:Cagna - Alpinisti ciabattoni.djvu/140

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Ah che diavolo di un avvocato! che risata clamorosa a quei versi! le donne imploravano: Basta, basta! contorcendosi, e quando la brunetta potè parlare, disse:

— Avvocato... in che opera sono quei versi?

— Un’opera che sto componendo io, e che si intitolerà: Cani e Gatti; ho già pronta la partitura per cano e pianto... cioè no, per pianto e cano!

Tutti scapparono sotto la tavola per non schiattare... Ah che birbo! che faceto!... roba da morire!

Il pranzo filava allegro, tutti erano in vena di appetito; ogni portata andava via spazzata, e l’avvocatone tirando sempre giù l’ultima porzione, non mancava mai di dire all’ostessa rimettendo il piatto vuoto:

— Questo qui lo metta in disparte per domani — oppure: — Assolutamente questo piatto non si può mangiare! — e giù una risata in coro; l’avvocato ne studiava una più bella, e consegnando la tecchia vuota del risotto, sclamò:

— Ehi, cuoco... mettiamoci un po’ di sale!

Figurarsi che risata!

Fuori ricominciava la pioggerella. Il professore e Carlino rientrarono nella locanda di nuovo bagnati, e misero un’altra fascina sul fuoco.