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prima che qualche altro malanno mandasse a monte quel bel progetto. — Interrogarono l’ostessa.
— Sopra Artò — aveva risposto — prendendo la sinistra attraverso ai prati, si arriva in mezz’ora all’Alpe Giumello, e là si troveranno bene.
Gaudenzio non era gran che disposto a quella gita, ma non osò mettere contrasti.
Fecero colazione con tutta comodità, e questa volta ebbero il piacere di sedersi a tavola presso il balcone, col lago in faccia che si beveva il sole.
La comitiva di quei signori Begozzi, visto il bel tempo si era messa di buon’ora in viaggio; il professore Augustini e Carlino non avevano aspettato il sole, e già erano Dio sa dove, su per le montagne. Gli sposi Segezzi avevano ancora le finestre chiuse; il capitano Errero era fuori, ed i coniugi Strepponi pigliavano il sole sulla spiaggia.
Suonava mezzodì quando Martina e Gaudenzio incominciarono la salita di Artò.
Il programma era questo: andare comodamente sino all’Alpe, calcolando di arrivarci alle tre: bere un paio di scodelle di buon latte, fare un po’ di sosta, e ridiscendere poscia per la stessa strada.
E avanti dunque! pensava Gaudenzio inerpicandosi svogliato sui primi ciottoli della salita.