Pagina:Cagna - Alpinisti ciabattoni.djvu/175

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Gaudenzio mettendosi sul serio a studiare la situazione.

Dunque, sentiero niente nè da una parte nè dall’altra. Neanche per sogno rificcarsi nella boscaglia, e meno ancora pensare ad arrampicarsi su quel groppone sassoso che gli sbarrava la strada.

Là, ghe una scapiota! — sclamò Martina additando il casolare di un Alpe che faceva capolino lontano sui greppi della montagna.

Gaudenzio spinse l’occhio colassù, e sorrise; benchè poco esperto di cose alpestri, capì che per andare sino a quei culmini, ci voleva la strada fatta, e una mezza giornata di cammino.

Notò invece che più in basso del ciglione dove tenevano i piedi, c’era come una striscia di sentiero battuto, e cominciò a scavalcare le roccie franate per scendere fin là. Egli tanto e tanto se ne districava alla meglio, un po’ aggrappandosi con mani e piedi, un po’ sdrucciolando; ma la povera Martina con le sue sottane arramacciava giù ogni cosa, impigliandosi così, che più volte Gaudenzio la vide di sotto in sù, con le brache sui sassi e le vesti in testa. Entrambi sudati, sporchi, e stracchi a morirne.

Disen che fa ben sta vita de can! — borbottò Gaudenzio.