Pagina:Cagna - Alpinisti ciabattoni.djvu/192

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rata lassù in faccia al sole, nel refrigerio dell’aria montanina.

Avevano asciugato tutte le provvigioni di intingoli e bottiglie, mandate espressamente sopra luogo, e poi sempre ridere, ballare, turbinare pazzamente.

Quel risancione di avvocato faceva da orchestra zuffolando, canticchiando, imitando tutti gli istrumenti, ed ora si erano messi tutti insieme a berteggiarlo, per quella sua carabina che si era portato dietro senza prendere neanche un passerino.

E l’avvocato, stronfiando e sudando, ruzzolava giù con quel suo pancione sbardellato, scommettendo che nessuno avrebbe potuto tenergli dietro. E poi, fingendo di suonare la cornetta, metteva alla bocca il suo boraccino del Cognac, e beveva sorsate che gli facevano raggrumare nello stomaco la merenda inaffiata di latte, e di barbera vecchio.

Ad un tratto l’avvocato sostò, e volgendosi con gran mistero agli altri, impose silenzio con un fragoroso tss... che tappò tutte le bocche.

— Signorine belle, — disse sottovoce, — ho giurato di serbare i colpi della mia carabina per le bestie feroci... non è vero? — Ecco la belva.

Ed additò il povero Toni, che dall’altra parte della valletta si arrampicava per tornare a casa.