Pagina:Cagna - Alpinisti ciabattoni.djvu/225

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Noretti dopo la bevuta, ricominciò con lo scilinguagnolo impacciato:

— Brava lei... brava signora; lei è una donna come si deve... lei si diverte col suo Bartolomeo... e fate bene tutti e due... mentre quella che dico io... quella là che so io... il suo Bartolomeo, se lo lascia a casa!... E fendendo l’aria con un gesto disordinato, urtò con la mano un bicchiere colmo di vino, rovesciandolo nella crema di Gaudenzio.

A quel tiro il droghiere ebbe una vertigine, e fu lì lì per slanciarsi sul disgraziato, e picchiargli un ceffone; ma, per fatalità, gli accadde il contrario.

Prima di lui, il giovinotto dell’altra tavola aveva dato un balzo dalla sua seggiola, precipitandosi invelenito sopra il Noretti, ed agguantandolo per il bavero, gli ruggì sulla faccia:

— Che vuoi tu dire, imbecille?... è con me che tu vuoi attaccarla?

Il Noretti, ribellandosi a quella stretta, cercò di acciuffare l’aggressore nella cresta; ma l’altro, furibondo, alzò la mano, e giù un poderoso schiaffone.

Giacomino ebbe occhio ancora da scansare il colpo abbassandosi; ed il povero sor Gaudenzio, che era lì a due dita, si pigliò in piena faccia il manrovescio.

     Cagna. La scampagnata. 14