Pagina:Cagna - Un bel sogno, Barbini, Milano, 1871.djvu/174

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dimenticata. — Oh! perdonami sai, non era la tua Laura che pensava così, no, il mio cuore era troppo sicuro; fu una stranezza crudele della mente.

«Pensai molto sulle cause che potevano trattenerti dallo scrivermi, ma infine non ne trovai una plausibile sembrandomi che non vi possa essere giustificazione alcuna per tale dimenticanza. Sapeva che hai molto lavoro, cercai di persuadermi che le occupazioni ti togliessero il tempo di scrivermi, ma che vuoi? Sono tanto egoista da non voler cedere davanti a qualunque ostacolo.

«Vedi come si corre nel pensar male! Mentre io m’insospettiva, tu mio povero Ermanno eri malato e sofferente. — Mio Dio quest’idea mi dà rimorso; l’hai detto tante volte che sono una bambina, e finisco col persuadermene.

«Frattanto tu mio buon amico, sei oppresso dal male; il signor Paolo, mi disse non esser cosa tanto seria, ed aggiunse che tu stavi meglio, ma io non ci credo, potrebbe essere una pietosa bugia, e non presterò fede al tuo miglioramento, finchè tu stesso non ne darai prova scrivendomi appena ti sarà possibile.

«Jeri l’altro la signora Salviani venne a farci visita accompagnata da un giovinotto milanese suo cugino; le prime parole di quella buona signora, furono per te; ella ti aspetta sempre. — Domani andremo con papà alla sua villa che dista pochi passi dalla nostra; mi fermerò fino a sera, e ciò mi fa lieta perchè almeno potrò parlare di te con qualcuno che ti conosce. — Quanto sarei felice, se al mio ritorno trovassi una tua lettera! oso appena sperarla, e tu mio Ermanno fa di non tardarmi troppo questa gioia.

«Povero amico, è ben crudele il nostro destino! Nel dolore della lontananza eraci non lieve conforto