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— Articolo quarto, l’intera famiglia Ramati, ti prega di recarti presto a Milano, ed incarica me di trascinarviti ove tu non voglia accondiscendere.
— Ne riparleremo poi, grazie tante.
— Quinto ed ultimo, la zia ti saluta particolarmente; ho finito.
Era tempo, giacchè Ermanno non ne poteva più, temendo ad ogni momento che Alfredo ne dicesse qualcuna grossa; e solo quando costui ebbe terminato sentì allargarsi il cuore.
— Oh! mi dimenticava di un’altro articolo: sclamò Alfredo: mia sorella ti pregherebbe di volerle continuare il corso di lezioni sospeso da qualche tempo, non si sa il perchè.
— Madamigella Letizia ha tutte le ragioni; verrò....
— Ed ora ho finito. Ricordati dunque della romanza, di Paolo e di mia sorella.
— Ma sì, mio Dio, non sono uno smemorato!
— Quanto meno, non dai saggio di buona memoria, rispose Alfredo. — Esci?
— Sì, disse Ermanno; ho due lezioni da dare. — Egli ne aveva abbastanza di essere sulle spine; fermandosi più oltre l’amico poteva venir fuori con qualche altra storia, ed in faccia a sua madre ciò gli sarebbe dispiaciuto assai.
Uscì con Alfredo che lo accompagnò per poco, e quando Ermanno fu solo sì abbandonò alle riflessioni. — Laura si ricordava di lui, lo aveva nominato, e con prudenza; chissà quale impressione aveva fatta in lei la sua lettera! forse la poverina ne aveva pianto.
Ma fra tutto eravi una cosa che non permettevagli di gioire della buona memoria che ella serbava di lui. Egli sperava che Laura dopo quella lettera gli avrebbe scritto una parola almeno; ella conosceva il suo in-