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alla presenza dell’Imperatore e che ora si riconosceva impotente a proteggere.

I suoi figli Gugliemo ed Emanuele furono bersagliati da sventura, in guerra coi Genovesi, assediati in Ventimiglia; poi in discordia fra loro, e perciò or l’uno or l’altro, ora alleato or nemico dei Genovesi. Guglielmo nel 1217 cede la metà di Pigna e del Maro, tutta Roccabruna e in parte Pieve, Aurigo e Val di Oneglia dal Monte Arasio sino al Rio di Taggia.

Nel 1220 fa alleanza con Albenga, nel 1220 di nuovo coi Genovesi. Insomma una vera dissoluzione. Nel 1257 suo figlio Guglielmo proscritto dai Genovesi cedeva a Carlo d'Angiò i suoi dritti tutti sopra Tenda, Briga, Gorbio, Castiglione, Castellaro, oltre quanto era suo in Val di Lantosca e le sue pretese sul contado di Ventimiglia e specialmente su Roccabruna, Monaco, S. Remo e Ceriana. Questo trattato fu origine di lunghe contestazioni fra Genova e il Conte di Provenza. Si venne a transazione in Aix nel 1262.

Il figlio di Emanuele, Bonifazio, vendette la sua metà di Dolceacqua o si ritirò in Provenza. Emanuele, figlio di lui, sposo Sibilla d’Evenas di Signa e fu lo stipite dei Ventimiglia di Provenza.

Nell’altro ramo di Ventimiglia, Filippo, figlio di Enrico signore del Maro, Prelà, Lezinasco, Carrù ecc. fu anch’esso in preda a molti sfortunii, alle scomuniche papali, all’abbandono dei suoi sudditi, alla necessità dell’esilio. Ei passò in Napoli e Sicilia e ivi la famiglia dei nostri conti rifulse di nuova gloria. Suo figlio Enrico sposò Isabella, figlia di Ardoino signore di Gerace e d’Isola Maggiore, e fondo la famiglia che al nome suo aggiunse questi titoli siciliani e fu tra le primarie del Regno.

Un altro ramo ancora, quello di Pietro Balbo stabilitosi