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Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/107

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«Or bene, oggidì che codesto sogno pare possa effettuarsi, quegli ch’era l’uomo della terza riscossa, quegli che in mezzo a tanti ostacoli mostrava francamente d’aspirare all’unificazione d’Italia, è designato come ostile a quest’unificazione, come meno di altri sollecito di essa.»

E qui l’eloquente oratore facevasi a narrare le molte difficoltà a cui il suo ministero erasi trovato a fronte, come queste difficoltà andavano appena facendosi meno gravi ed indi dileguandosi quando Walewscki usciva dal ministero di Napoleone, quando usciva alla luce il famoso opuscolo Le Pape et le Congrès, quando pubblicavasi la lettera dell’imperatore dei Francesi al pontefice, quando infine il congresso era andato a monte. Era naturale che dopo questi fatti, che di tanto avevano migliorato le cose d’Italia, l’impazienza del paese per l’annessione si facesse più viva; ma è pur d’uopo dire che con tutto ciò il sentiero non fosse più irto di difficoltà, dappoichè il ministero Cavour, succeduto nel gennajo a quello di Rattazzi, e che pure nessuno avrebbe mai osato tacciare di soverchia timidità, ritardò ancora di due mesi l’annessione, e più, per poterla compiere dovette fare quel dolorosissimo sacrificio che fu la cessione di Nizza e di Savoja.

Ma per uno stravolgimento d’idee, che del resto non era straordinario in mezzo a tanta effervescenza degli animi, non si voleva tener conto di tutto ciò al ministero Rattazzi: e poichè vi avesse chi era troppo inclinato a considerarlo come un ministero di transizione solo destinato a far attraversare meno male al paese la nuova fase creata dai patti di Villafranca, si cominciò a muovergli contro una guerra tale che sarebbe stata ostinazione poco savia il volervi resistere.

«Non v’era atto della nostra amministrazione, continuava a dire Rattazzi nel discorso che già ho citato sopra, che non venisse aspramente censurato. Le leggi, che noi fummo costretti di fare per meglio fondere gl’interessi della Lombardia con quelli delle antiche provincie, erano argomento di continue disapprovazioni per parte di chi non le conosceva; poichè quelle leggi