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il fallo, almeno cancellato in gran parte la macchia. Dimodochè il Cordova ha ripreso con molta attività i suoi lavori parlamentari, e ha parlato con la solita sua profondità intorno ai progetti di legge di riorganizzazione amministrativa presentati dal ministero Minghetti-Peruzzi, del quale egli si è sempre palesato dichiaratissimo avversario.

Si dice anzi, non sappiamo con qual fondamento, che il generale Lamarmora incaricato dal Re di comporre il nuovo gabinetto, in surrogazione di quello che i moti di Torino fecer cadere, abbia olferto al Cordova un portafogli, e che questi lo abbia rifiutato. Senza renderci garanti della verità di questa asserzione, noi la notiamo qui, perchè la crediamo idonea a dare un’idea del concetto di cui gode tuttora il deputato siciliano.



FENZI CARLO


deputato.


Figlio al senatore Emanuele, del quale abbiamo testè parlato, Carlo Fenzi, dopo aver fatti buoni studî, e grandi viaggi in tutta Europa, si è applicato agli affari industriali e di banca, trovandosi, giovine ancora, per la morte del maggior fratello, alla testa dell’importantissima azienda della sua casa, una delle più cospicue d’Italia.

Sopraggiunti i moti rigeneratori del 1848, il Fenzi partì volontario per la campagna della Lombardia, ove combattè valorosamente. Reduce in patria, fu dai proprii concittadini eletto al grado di ufficiale superiore della guardia nazionale.

Carlo Fenzi fu uno degli autori della pacifica rivoluzione del 1859, e uno dei cooperatori dell’annessione della Toscana al Piemonte. Elevato di nuovo al grado di colonnello della guardia nazionale fiorentina, fu eletto deputato al Parlamento, alle sedute del quale