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Esaminata quindi la parte che sembrava dover pren dere l’Austria nell’alleanza delle potenze occidentali, il barone Sappa aggiunge:

«Qui, o signori, vi prego di essermi cortesi della maggior tolleranza, io porto il massimo rispetto alle opinioni altrui, chiedo tolleranza per le mie.

«Rispetto alla nostra posizione verso l’Austria, dirò francamente, che, secondo il mio modo di vedere, quando l’Austria ritorni all’antica sua politica, a quella politica che la costituisce principalissimo appoggio dell’influenza inglese sul continente, in tal caso l’Austria non può essere, la nostra nemica, ma, semprechè sia alleata dell’Inghilterra, noi pure diventiamo per politica necessità alleati suoi.

«La missione che l’Austria ha in Oriente, nell’ipotesi di altri casi, che non sono i presenti, il Piemonte l’ha in Occidente, e combattendo coll’Austria, non combattendo l’Austria, io credo che ne possa ridondare maggior estensione di territorio al nostro Stato in Italia. L’esperienza d’altronde, come già altri oratori notarono, ciò ne ha dimostrato.

«Signori, allorchè nel 1848 e nel 1849 si combatteva in Lombardia, io divisi con ognuno di voi i voti comuni di tutti gli Italiani, ma confesso che non ne ho divise le speranze.

«Parevami allora che la lotta di uno Stato piccolo, come il nostro, con una potenza di prim’ordine, come l’Austria, fosse troppo disuguale, e che prolungata, dovesse trarre sopra di noi danni gravissimi, tanto più che, secondo il mio modo di vedere, come ho di già espresso, noi non potevamo sperare che alcuna delle grandi potenze si determinasse ad abbandonare la potenza austriaca, elemento così necessario all’equilibrio europeo, come i presenti avvenimenti ben dimostrano, per assicurare l’assoluta italiana indipendenza, senza corrispondenti compensi per l’Austria.

«Potevano riuscir gradite a qualche potenza, da cui l’Austria, per la sua antipatia per le idee liberali, si era separata, le difficoltà in cui essa versava, ma quella potenza istessa, meno di qualunque altra, aveva però interesse a vederla debilitata, perchè in politica non s’immola al presente l’avvenire.