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famoso tendine detto d’Achille, che gli antichi ritenevano non si potesse ledere senza attentare alla vita del paziente.

Ora questo taglio sempre pericoloso, difficile, dolorosissimo, riusciva tanto più doloroso e pericoloso in quanto che si doveva operare sovra un soggetto ferito. — Tuttavia il dottor Bertani insisteva presso il Cairoli perchè si sottomettesse all’operazione, di cui garantiva la piena riuscita. Vero è che nel tempo stesso avvertiva l’amico, che egli avrebbe sofferto orribilmente, non tanto al momento in cui doveva effettuarsi il taglio, ma più ancora allorchè si sarebbe applicato alla parte offesa la macchina, mediante la quale dovevasi impedire ai due tronconi del tendine di ricongiungersi, e nel tempo medesimo aveva a radrizzarsi il piede storpiato.

Il Cairoli credeva a ragione essere di suo dovere il sottomettersi ad ogni costo ad un’operazione, che valeva, secondo le attendibili promesse del suo amico Bertani, a restituirgli l’uso delle sue membra che gli era quasi assolutamente tolto, e che lo rendeva a parer suo inutile alla società; quindi l’operazione ebbe luogo.

Il dolore patito fu terribile, e il Cairoli non volle neppure che fosse alleviato mediante l’eterizzazione, ma fu sostenuto con un’intrepidezza delle più ammirabili. Due tronconi del tendine furono posti alla dovuta distanza, e si applicò la terribile macchina per riallungare la gamba e raddrizzare il piede.

Questa macchina esercitava sul membro offeso del paziente, una tortura continua, insopportabile e ch’ei sopportò pur tanto per quattro lunghi mesi durante gli eterni giorni dei quali, egli dormiva appena una o due ore. La sua costanza non si smentì un solo istante, ed egli pervenne al termine delle sofferenze, e ad una guarigione quasi completa, senza che desse prova del più leggero atto di debolezza.

A quest’ora l’egregio avvocato che non poteva avanzare un sol passo se non sostenendosi sulle grucce, cammina spedito, e quasi senza l’aiuto di un bastoncello, che porta più per vezzo che per bisogno. Si converrà che se la cura fa onore al professore che la