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che quest’ultimo, sebbene di opinioni politiche non affatto consone a quelle che professava il Casati, pure accondiscese a firmare un reclamo intorno all’amministrazione pubblica del regno, ed in ispecial modo alla comunale, che fu presentato al conte di Kolhowratz, reclamo cui tenne dietro nel marzo del 1844 altro assai più insistente, e redatto in termini molto più vivi, spedito a Vienna dal nostro protagonista, che, non pago di tanto, recatosi egli stesso nella capitale dell’impero, onde presentare ai principi ed ai ministri l’opera: Milano e il suo territorio, pubblicata per cura del municipio, in occasione del congresso degli scienziati, si fece a propugnare con tutto ardore la causa del proprio paese.

Inutile il dire che di tanti passi e premure il conte Gabrio non raccolse altro frutto, fuorchè quello di sterili promesse rimaste prive di effetto.

Al funerale di Confalonieri avvenuto nel 1846, che dette principio a quelle dimostrazioni politiche dalle quali doveva svilupparsi la rivoluzione milanese, il Casati assisteva tra i primi, e quando nell’anno successivo trattossi della nomina dell’arcivescovo, il conte Gabrio s’adoperò a tutt’uomo, onde non venisse eletto un austriaco, il che prevedeva come dovesse essere d’intoppo ad un movimento in senso nazionale. Eletto il Romilli, alla cui nomina il Casati non ebbe parte, cercando solo che la scelta cadesse sovra un italiano, il podestà di Milano curò si festeggiasse l’installazione del prelato con feste e cerimonie che valessero a evocar rimembranze di antiche patrie grandezze, sicchè le idee d’indipendenza e di nazionalità si destassero più rigogliose nelle menti del popolo lombardo. E che il nostro protagonista non fallisse il suo scopo, cel prova l’ardente contegno della popolazione in quella circostanza, contegno che nella sera dell’8 settembre 1847 eccitò a tal segno l’ira della polizia da indurla a far fuoco sulla moltitudine inerme.

Noi non diremo le rimostranze, le proteste, i reclami diretti al governo dal conte Gabrio in unione a tutto il corpo municipale; ci basti il ricordare che i sei mesi che decorsero da quel giorno in cui si versò per mano