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Nacque in Fermo nelle Marche il 21 gennajo 1816 dal conte Arnolfo e da Maria Forte, patrizî di quella città.

Giovinetto, fu mandato in educazione nel collegio di Soglio nell’Umbria, che in quell’epoca per le cure di Vitale Rossi, conosciuto nella repubblica letteraria pei suoi lumi in fatto di pedagogia, godeva meritata rinomanza.

Tornato in patria, dopo aver compiuto il corso di belle lettere, vi conduceva a termine i suoi studî filosofici.

L’amore della libertà e l’odio verso la tirannia erano sentimenti proprî della famiglia del Monti; e suo padre, distinto amministratore, che aveva coperto ragguardevoli cariche durante la dominazione francese, gli aveva istillati nel cuore dell’adolescente suo figlio, il quale, quantunque avesse appreso di già, retaggio di chi in quei tempi odiava il mal governo essere il carcere, l’esilio o la morte, come pur troppo gliene era stato esempio il di lui zio Paolo Monti imprigionato a causa della mala riuscita dei movimenti del 1820, pure, penetratissimo della verità e giustizia di quei principî, li volle poi a costante norma del suo pensare e della sua condotta durante tutta la vita.

Il Monti, plaudente ai rivolgimenti del 1831, era troppo giovine, quando scoppiarono nelle Marche, per parteciparvi; ma si affrettò a saluture l’anno 1847 come êra di risurrezione, e prese immediatamente cospicua parte ai movimenti politici di quel tempo. — Amato e stimato dai propri concittadini, valeva a dirigerne la opinione e gli atti; nominato consigliere di presidenza, fu anche eletto tenente-colonnello della guardia nazionale della nativa città.

L’odio dei governanti si rovesciò sul suo capo, sopratutto pei di lui sentimenti di moderazione, in grand’uggia al governo clericale, ed al momento della ri-