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Studiò in Catania gli studî rudimentali dapprima, legge in seguito, sebbene non togliesse laurea.

I suoi patriotici sentimenti e la saviezza della sua condotta lo fecero talmente stimare dai propri concittadini che questi lo elessero nel 1848 deputato al Parlamento siciliano, ed il 27 gennajo del corrente anno a rappresentante del collegio di Militello in seno all’assemblea nazionale del regno italiano.





Nato nel 1827 a Castelbuttano, provincia di Cremona, ei fu dal padre, ricco possidente e promotore di vaste imprese industriali, inviato in educazione a Hoffwyl sotto gli auspici del Tellemberg. Uscito da questo celebre istituto, e dopo aver compiuti gli studî universitarî, e tolta laurea in legge, il giovane Jacini intraprese lunghi viaggi nel nord dell’Europa, ed in Oriente, viaggi che valsero a sviluppare in lui i germi fecondi di uno spirito elevato e profondo.

Al ritorno dai suoi viaggi ei trovò scoppiata la rivoluzione del 1848; l’età sua troppo giovanile non gli permetteva certo di prendervi una parte di molta importanza, ma il di lui fratello Paolo Jacini, giovane di grandi speranze, e che dava di sè le più belle promesse, sopratutto nelle scienze fisiche, partecipò attivamente alla lotta nazionale e dopo aver servito nell’armata piemontese in qualità d’ufficiale di artiglieria, morì poco tempo dopo la battaglia di Novara vivamente compianto dai propri concittadini.

Stefano Jacini si applicò con ardore allo studio dell’economia politica, e non tardò a pubblicare varî articoli sopra diverse Riviste, principalmente a proposito di strade ferrate, articoli che fecero sensazione e richiamarono sul giovine scrittore l’attenzione del mondo dotto.

Il mal esito della rivoluzione del 1848 avea tuttavia dimostrato agli Italiani che loro era d’uopo raccogliersi