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Tarquinia Molza. 57


lei, e le si offerse a consorte. Ma ella voleva rimaner vedova, e figurò questo suo proposito nell’impresa di una vite potata che avea presso un olmo tagliato e caduto in terra:


Qual vite al campo sola
Vivere ornai disegno,
Poiché il primo sostegno
Mi tolse Chi le cose umane invola...


Lasciamo il motto latino «Non sufficit alter.» (Non v’ha surrogante) per non far fuggire la Moda. Il povero Geminiano ne ebbe ad impazzire, e poco dopo morì.

Ella si ritrasse a Ferrara, nel 1580 o 1581, e quivi con le sorelle del duca Alfonso II, la Lucrezia e la Leonora del Tasso, si trattenne, e instituì un concerto di dame che fece furore. La sua bellezza, il suo spirito, le sue rare virtù di poesia, di suono e di canto innamorarono tutti i cavalieri di quella coltissima città. Il duca Alfonso mantenne una giostra per lei, e il Tasso immortalò questo onore resole in un sonetto:


Donna ben degna, che per voi si cinga
     La gloriosa spada e corra in giostra
     Il grande Alfonso, e s’altri a prova giostra
     E de’ vostri color le piume ei tìnga;
Non fia ch’a più begli occhi adorni e pinga
     L’arme dove i pensieri accenna e mostra,
     Nè da più bella man che dalla vostra
     Prenda bel dono e in ballo indi la stringa.


Ne è da stupire che, avvezza agli applausi, lasciasse Fer-