Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/138

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132 t. campanella

il volgo non può mirare. Ed io le dico che mi basta essere stato desideroso d’assomigliarmi a loro; e credo ch’i libri miei, e particolarmente quelli dove mostro gli ultimi sintomi della morte dell’universo, ne diano qualche saggio; nel che ho in favore tutt’i santi dottori e san Pietro chi mi spinse a considerarli ed ad estirpar l’anticristianesmo di filosofi ed astronomi e teologi in parte venduti ad oscurar il Vangelio, e porre agli occhi umani quella nebbia che dal pozzo dell’abisso con li campioni dell’Anticristo copiosamente svapora. Nel che desidero che Vostra Signoria sospenda il giudicio ch’ha di me in questa materia ed in tutte l’altre scienze, fin a tanto che mi dará l’Altissimo di poter a bocca io communicarli l’anima mia; perché di lontano le cose nove non recano sodisfazione se non a spiriti assai puri ch’in nulla altra primera opinione si lasciano ostinare, se non è vera a tutti sensi e confirmata da celeste avviso: ed allora non opinione ma testimonianza si dicerá, imparata nel libro di Dio, ch’è l’universo, e letta con tutti li sentimenti e di piú certificata da maestro d’indubitata fede, ch’è quello che «solus est verax etc.».

Dunque la ringrazio di tanto affetto, e ne la riprego che segua a favorirmi ch’esca presto da questo antro prima che moia; ché giá il petto e la testa son tanto offesi che poco posso sperar salute, sendo stato quattro anni sotterra con ferri sempre sopra un fracido e bagnato stramazzo, e con pane ed acqua di tabulazione senza veder mai cielo né luce né persona umana; in luoco sempre bagnato che stilla d’ogni muro acqua continuamente, talché continua notte ed inverno io sento, altro che tre ore di luce la sera quando queste scrivo di nascosto, ed il giorno un poco a ventidue ore per dire l’officio. E pur mi concede Dio fra nemici tanta grazia di poter comunicar occultamente con l’angelo mio, e con altri ch’operano la mia salute: sia sempre lodato! Né credo che ci voglian molte preghiere con Vostra Signoria, perché facendo ella quel ch’è natural a persona eccellente, li sará gioconda questa impresa e dilettevole, procedendo dall’altissima virtú della beneficienza, di caritá sopranaturale avvivata. E sendosi