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lettere 275


Adesso è uscita fuori la Medicina , e ’l nunzio si lagna di me, come s’io l’avessi gabbato e fatta stampare; cercò d’impedire il privilegio: e ’l guardasigilli lo donò senza ch’ io dicessi una parola, perché questo negozio è del signor Gaffarello che portò il libro da Venezia, e Nostro Signore e ’l Santo Officio sa ch’ io donai tutti libri miei a Scioppio, a Tobia [Adami], a don Virginio Cesarini ed a tutto il mondo. Ora mi scrive Favilla, delli 20 decembre, che Vostra Signoria li fece vedere li quattro libri di detta Medicina ; onde si vede ch’è venuta a Vostra Signoria in novembre, avanti ch’io fossi in Parigi, non che parlato col nunzio. Però supplico a Vostra Signoria lo dica al signor Cardinal padrone, perché sappia ch’ io son puntuale come sempre, e che non farò cosa in suo disgusto per la vita. Se scrivesse il nunzio etc.; ma ci ha poco guadagnato, perché questi signori l’hanno per spagnolo e mi dicon che lui disse ch’io dirò nel libro mal di spagnuoli, ed io né scrivendo né parlando dico mal di questa gente: son venuto per quiete, non per litigi etc. Aspetto la licenza del signor cardinale, e li scritti fatti sopra i poemi di Nostro Signore per memoria delli benefici e clemenza di Sua Beatitudine, la cui grazia mi fu tanto invidiata che ricorsero a Spagna ed al murmur d’astrologizare insieme per appiattarmi, ed adesso mi privâro d’Italia: e tutto questo fe’ una superba invidia di duoi. Dio li perdoni ed apra gli occhi a quelli signori verso lo vero. Resto al suo comando desideroso di servirla e prego Dio etc. Amen.

Parigi, 14 marzo 1635.

Di V. S. illustrissima
servitore affezionatissimo
Fra Tomaso Campanella.


All’ illustrissimo signor Cassiano del Pozzo,
     cavalier e filosofo, padrone osservandissimo,
          Roma, appresso l’eminentissimo Barberino.