Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/337

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lettere 331


Secondo: trovai che li ministri non vònno intrar in disputa con patto che, s’io li vinco per filosofia e teologia, si faccin catolici; ond’ho mostrato che veramente o son ateisti o bestie, e di ciò fo un opuscolo.

Terzo: trovai che la plebe sta incantata col dire frequentissimo di ministri, che semo idolatri nell’adorar l’imagini, e che togliemo a lor il sangue nella santa cena, e che dicemo l’officii in latino, perché son pieni di biastemme, e non volemo ch’il popolo ciò conosca. E questo nelli villaggi. Ma nelle cittá son convinti circa la reprobazione che senteno male, e circa «concursum Dei ad opera mala aeque ac ad bona»; e li ministri si difendeno con san Tomaso e con l’Alvarez. Ed io ho fatto a tutti toccar con mano che mai san Tomaso pose lo inevitabil decreto a Dio ed a noi; anzi per fuggir questo vien a dire che «Deus etiam ignorati futura contingentia et libera, nisi prout coexsistunt aeternitati realiter, non obiective tantum». E perché contra questa coesistenza trovata da san Tomaso divinamente molti argomentano fortemente, e però ritornano al decreto: io li consolo con sottile metafisica etiam di san Tomaso. E l’ho vinto e mostrato che non bisognava a san Tomaso cercar con tanto stento, come Dio sa li futuri contingenti e liberi, se avesse presupposto il decreto; perché le cose non pònno non succedere se son decretate, né in altro tempo e modo e grado che son decretate; onde la coexistenza reale anche, non che obiettiva, è soverchia e piena di scogli etc., ma ben intesa non sol si conosce necessaria ex divo Thoma a salvar la contingenza e libertá, ma anche è soavissima e facile all’intelletto: ed in ciò s’è provisto.

Or son venuti piú ministri da me, ed in particolare duoi convertiti alla fede catolica, dottissimi e ferventissimi a predicare e disputare contra eretici; e mi portâro l’incluso scritto perch’io meditassi piú circa la conversione, e son di pensiero, secondo hanno inteso da me, e per fama, che papa Urbano VIII è il piú savio e ’l piú zelante papa di quanti ne furo dopo san Pietro: onde sperano che provederá integramente al bisogno della conversione. Le mando a Vostra Signoria illustrissima