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Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/367

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lettere 361


Resto sempre al suo comando. Le stampe non correno, perché non ci è commerzio né potenza di stampa né i librari, se non coselle. La guerra è nemica alle muse. Dio proveda, il qual prego conservi Vostra Signoria illustrissima a beneficio di buoni, ed a me dia poter mostrare l’obligo e la stima che le devo. Il signor nepote non fu possibile vederlo per poter far il debito mio. Vado a caccia. A Dio.

Parigi, 3 d’ottobre 1636.

Di V. S. illustrissima e reverendissima
servitore divotissimo ed obligatissimo
Tomaso Campanella.


CVII

Ad Urbano VIII

Si lamenta che, mentre si provvede ad altri in Italia e fuori, si lasci morir lui di fame e di stenti da dieci mesi; e che non si ostacolino i peggiori libri degl’infedeli, ma i suoi, come il De praedestinatione, che risolve gli argomenti de’ nemici con veritá e sicurezza incomparabili.

Santissimo Padre,

«Usquequo, Domine, oblivisceris mei in finem?»: io che servo a Vostra Beatitudine nel secolo presente e nei futuri, non solo stendendo ma anche amplificando gli onor suoi nella memoria universale, son uscito dalla memoria di Vostra Beatitudine in manera che mi lascia morir di fame e di scommoditá, son diece mesi, sapendo quanto son poco durabili le proviste di questo paese. Né però l’incolpo, vedendo che non si provede alla somma delle cose con aver venti million d’uomini e ventisette million di scudi, e questo anno arrivâro a