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78 t. campanella

secreto stupendo. Scrissi pur la Tragedia della regina di Scozia contra Inghilterra in favor di Spagna.

Dunque io edificava questa monarchia, non la destruia; e non mi lasciâro li fiscali interessati in questo negozio presentar detti libri né difensar secondo la legge, e sempre mi tennero sotterrato; ed al presente sto intra un calaboso in continuo fetore cd oscuritá, mai non vedo sole né aria, né messa né sacramento. Le mura stillano acqua d’está e d’inverno, quando piove intra l’acqua; mangio poco e male, e dormo sempre di notte e giorno con li grilli, in man di un luogotenente amico di miei nemici, aggranditi sotto color di liberar il regno e lo ruinano, e mo’ pensano farmi morire a questa guisa. Né posso supplicar al viceré, ché non mi lasciano; né sono inteso.

Per tanto io appello di tutti questi aggravii a Vostra Maestá cattolica non de iure ma de facto, come san Paolo a Cesare; perché, sendo aggravato da suoi vassalli, né potendo il papa avermi in mano, ché temono non mi liberi subito, perché si sa in Roma e per tutto che questa fu una baia e tutti furo liberati gli altri, però secondo il canone «Regum est» tocca a Vostra Maestá ascoltarmi e farmi ragione. Ed in questa solennitá del nascimento del nostro felicissimo principe, dimando solo grazia d’esser ascoltato secondo la legge, e che mi possa difender di propria bocca, come pur fu concesso a san Paolo da Nerone, benché era tenuto per seduttor del mondo e destruttor dell’imperio romano; e supplico che non mi lassi morire in questa fossa diabolica contra l’onor di Vostra Maestá. Perché né anco il viceré sa come sto; ma il capitano luogotenente li dice bene ed in luoco bono per compiacere a nemici, e li memoriali miei non fôro creduti; e mo’ non mi lasciano scrivere, e questa faccio secretamente. Non ci è che voglia dir al viceré una parola per me: e l’orecchie sue stanno assediate da tanti nemici possenti che dubbitano non si scopra la falsitá della ribellion finta, e li latrocini ch’han fatto sotto questo nome, e di piú ch’io non sia esaltato per li doni che Dio m’ha dato; e si forzano a tutto potere ch’io non parli a Sua Eccellenza, dicendo che son pazzie e diavolarie le mie parole.