Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1915 – BEIC 1777758.djvu/135

Da Wikisource.

scelta di poesie filosofiche 129


madrigale 7

Le colpe di natura (ancor dichiaro),
in cui si fondan l’altre del costume,
per la continoa guerra, ch’indi avviene,
che l’un l’altro non è, non dal tuo Nume,
ma dal niente origine pigliâro.
Né toglier la discordia a te conviene,
né far che l’un sia l’altro, perché ’l bene
di tanti cangiamenti saria spento,
né la tua gloria nota in tante forme
gioiose mentre stanno a te conforme,
dogliose mentre vanno al mutamento,
dove il niente le chiama. Ond’io veggio
che il tuo Senno non dorme;
ma io, in niente assorbito, vaneggio.

Dichiara che gli peccati della natura, in cui sono fondati pur quelli del costume, ch’è abuso d’essa natura razionabile, non vengono da Dio, ma dalla guerra de’ contrari; e la guerra viene da niente, perché l’uno non è l’altro. Vedi la Metafisica per questo. E poi dice che non par bene, come alcuni epicurei dicono, che Dio tolga la guerra tra gli elementi e tra gli elementati; perché mancherebbe la mutazione e la rappresentazione della gloria divina in tanti successi d’essere, li quali sono giocondi, mentre sono simili a Dio: onde tutti bramano essere; e la doglia solo nasce quando vanno al non essere ed al morire, dove il niente gli chiama; e Dio non lascia annicchilarsi, ma passare in altri essere.

madrigale 8

Sí come il ferro di natura impuro
sempre s’arruggia, e ’l fabbro invita all’opra;
cosí le cose, dal niente nate,
tornan sempre al niente; e Dio sta sopra,
ché non s’annullin, ma di quel, che fûro,