Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1915 – BEIC 1777758.djvu/177

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scelta di poesie filosofiche 171

Sa le nature delle stelle e ’l nome,
perché altra ha le chiome, — ed altra è calva,
chi strugge o salva 4 — e pur quando l’eclisse
a lor venisse,
25quando venisse all’aria, all’acqua, all’humo.
Il vento e ’l mar ha domo, — e ’l terren globbo
con legno gobbo — accerchia, vince e vede,
merca e fa prede.
Merca e fa prede; a lui poca è una terra.
30Tuona, qual Giove, in guerra — un nato inerme;
porta sue inferme — membra e sottogiace
cavallo audace.
Cavallo audace e possente elefante;
piega il leon innante — a lui il ginocchio;
35giá tirò il cocchio — del roman guerriero:
ardir ben fiero!
Ogni ardir fiero ed ogni astuzia abbatte 5,
con lor s’orna e combatte, — s’arma e corre.
Giardino, torre — e gran cittá compone
40e leggi pone.
Ei leggi pone, come un dio. Egli astuto
ha dato al cuoio muto — ed alle carte
di parlar arte; — e che i tempi distingua
dá al rame lingua 6.
45Dá al rame lingua, perc’ha divina alma.
La scimia e l’orso han palma, — e non sì industre,
che ’l fuoco illustre — maneggiasse; ei solo
si alzò a tal volo 7.
Si alzò a tal volo, e dal pianeta il tolse;
50con questo i monti sciolse, — ammazza il ferro,
accende un cerro, — e se ne scalda e cuoce
vivanda atroce;
vivanda atroce d’animal che guasta 8:
latte ed acqua non basta, — ogn’erba e seme
55per lui; ma preme — l’uve e ne fa vino,
liquor divino.