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22 scelta di poesie filosofiche


generar altri: onde dicono i platonici: «subdola Venus non providet natis sed nascituris; ideo auffert ab illis substantiam, ut det his». E pur in questo amor basso carnale Dio ci mostra gli suoi raggi, ch’è la bellezza, detta «fior della bontá divina», che ci leva di sembianza in sembianza a cognoscer il sommo bene. Ma noi, stolti, piú presto attendiamo al danno e l’inganno, che ci fa amore, che alla speranza delli oggetti eterni, che ci porge la beltá; e come le bestie non pensano all’immortalitá, dove tende amore, ma al gusto, che ci fa languidi, ci toglie gli spiriti, ci ammala e consuma, non sapendo ch’è un presaggio del gusto vero ed ésca per poterci ingannare; per la qual cosa ci mugne Dio amore a far un cacio di nuovo uomo: «Sicut lac, mulsisti me», dice Iob.

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Fortuna de’ savi

Gran fortuna è ’l saper, possesso grande
piú dell’aver; né i savi ha sventurati
Tesser di vii progenie e patria nati:
per illustrarle, son sorti ammirande.
Hanno i guai per ventura, che piú spande
lor nome e gloria; e Tesser ammazzati
gli fa che sian per santi e dèi adorati,
ed allegrezza han da contrarie bande:
ché le gioie e le noie a lor son spasso,
come all’amante pare il gaudio e ’l lutto
per la sua ninfa: e qui a pensar vi lasso.
Ma il sciocco i ben pur crucciano, e piú brutto
nobiltá il rende; ed ogni tristo passo
suo sventurato fuoco smorza in tutto.

Non esser vero che gli savi sono sventurati. Anzi tutte le sventure essere a loro venture, e le noie e le gioie ben loro. Ma gli ignoranti dalle sventure subito son disfatti, e dalle venture piú infelici diventano, e piú mostrano la loro stoltizia e dappocaggine in ogni evento.