Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1915 – BEIC 1777758.djvu/53

Da Wikisource.

scelta di poesie filosofiche 47


Dio non odia le cose, perché l’ha fatte e non teme mal da loro. Odia solo i mancamento del bene in noi, ch’è il peccare: e questo è non ente. Ma questo odio non è con languidezza e vanitá, come in noi passione afflittiva; ma con questo odio fa che i mali del mondo faccino armonia al suo regno. E pure il mondo tutto non odia le sue parti, e le cose, che muoiono in esso, sono per sua vita: come il pane muore nel nostro corpo e si fa sangue, e’l sangue muore e si fa carne; e queste morti e vite particolari servono alla vita del tutto.

madrigale 5

Cosa mala io non truovo a Dio e al mondo,
né téma o gelosia; ma da fiacchezza
nacquero delle parti, o dal difetto
di quel ch’a molti è gioia o sicurezza.
Una comun materia ha il -spazio tondo,
di cui far regno amò, stanza e soggetto,
ogni attivo valor per eternarsi.
Dal che necessitá punse l’affetto
del consimile a far lo stesso, e guerra
pone il fato, e disserra
l’armonia cielo e terra.
Ecco lite d’amor per amor farsi.
Con re il re pugna, non con Davo; ed arsi
gli enti ha il fuoco, per fuoco amico farli;
e la terra vorria che fusser sui.
E dal non esser nasce il contrastarli;
dall’esser,. amicizia e un di dui.

Dunque conchiude che a Dio ed al mondo non ci è male; dunque, né odio, né gelosia; e dichiara l’origine di questi affetti essere la fiacchezza propria o ’l difetto del bene frale. E lo mostra nel mondo, dove il caldo e ’l freddo presero nimicizia per amore di far sua la materia, insufficiente alla loro voglia infinita; e come da tal amore nacque la lite e l’odio; e di tal odio si serve il fato