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poesie postume 239


8

Sonetto nel quale si manifesta
l’inestricabil laberinto d’Amore

Quando primieramente nel bel volto
fui mosso a guardar voi, cara nemica,
parmi dicesse Amor: — Con gran fatica,
misero, da tal nodo sarai sciolto. —
Ed or da tanta pena fossi tolto
pur finalmente il cor, e quell’antica
mia voluntá, cui spesso Amor implica,
cessasse dal desir sí cieco e stolto!
Lasso! invan mi retiro all’alto poggio
della ragion, ché giá cinto d’intorno
mi preme l’avversario d’ogni parte.
Non fuggir, non schivar; non altro appoggio
trovo alla mia salute; e pien di scorno
convien mi renda, e piú non provi altr’arte.

9

Sonetto sopra un laccio di capelli

Con tante spesse reti e stretti nodi,
quante Amor fabricar mai ne sapesse,
poi che al regno durissimo successe
della Necessitá, ninfa, mi annodi.
Ed io, che tue bellezze, glorie e lodi
nella mente profonda porto impresse,
e le virtuti insieme, ond’egli intesse
tanto lavoro con occulti modi,
di tuoi capegli un laccio dimandai
(come ogni affetto il simile richiede)
per segno di miei dolci lunghi guai.
Compita ancor non è la mia mercede,
se pria Vulcan, per non disciòrci mai,
còlti in sua rete entrambi non ci vede.