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Pagina:Canestrini - Antropologia.djvu/91

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vicine, è raro che si incontrino senza che ne risulti una battaglia, e i vinti, se non sono già morti, vengono uccisi e mangiati dai vincitori. Le donne divorano le braccia e il petto, gli uomini si cibano delle gambe, il resto vien gettato in mare. Negli inverni rigidi, quando difettano altri alimenti, prendono la più vecchia donna della schiera, la strangolano sopra una nube di fumo e la divorano. Interrogati perchè non uccidessero piuttosto i cani, rispondevano che i cani si rendevano utili col prendere lontre.

Anche i Neo-Zelandesi sono antropofagi. Un fatto crudele avvenne nel 1857. Il bastimento Saint-Paul naufragò presso l’isola di Rossell, dove cercarono rifugio i naufraghi che erano parecchie centinaia di persone; ma ben tosto furono assaliti dagli indigeni cannibali. I pochi che poterono salvarsi raccontano, che alcuni dei loro compagni erano stati divorati immediatamente dopo la lotta, di altri non fu mangiato che il cervello, ad altri ancora erano stati aperti i vasi del collo per succhiarne il sangue, ed altri erano stati nutriti per parecchi giorni, e venivano trucidati pochi per volta, per avere così carne sempre fresca. La carne dei vecchi veniva battuta con clave allo scopo di renderla morbida. Se si riflette intorno ai fatti sopra citati, il cui numero potrebbe essere aumentato, si arriva alla conclusione, che i più nobili sentimenti sono o affatto sconosciuti nell’uomo selvaggio o grandemente abbrutiti.

Il cannibalismo è praticato dai selvaggi per ragioni assai diverse, e cioè:

a) Per bisogno, come nelle isole del Pacifico