Pagina:Canti (Leopardi-Moroncini) I.djvu/22

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discorso proemiale XXI

d’allora alcune delle sviste più gravi in cui era incorso il Ranieri e dando un testo pi conforme al vero, anch'egli aveva dovuto accorgersi dell’imperfezione e scarsezza di mezzi che quei materiali potevano offrire a un’edizione veramente compiuta e denitiva. Venuto più tardi a conoscenza delle carte ranieriane, fu colpito, com’erano stati il Carducci e lo Zumbini. in modo particolare dalla ricchezza delle variazioni onde il L. aveva quasi soffocato il testo di molti de suoi canti; dalla bellezza e novità delle illustrazioni e commenti che l'A., ragionando e discutendo seco medesimo, aveva inseriti tra le variazioni; dalla copia delle citazioni e richiami d’ogni specie, che potevan riescire cosi utili alla ricerca delle fonti e degli studi fatti dall'A. A nessuno certo, meglio che a quegl'insigni maestri d’arte e di stile, poteva subito apparire, da così gran copia di documenti, la possibilità di cogliere egual copia di frutti. E fu allora che il Mesti volse il pensiero a preparare, profittando di quel ricco e vario materiale, un’ediz. delle grandi opere leopardiane che potesse dirsi veramente compiuta, dopo aver dato coi 2 voll., degli Scritti letterari1 un’altra pregevole raccolta delle opere minori del sommo Recanatese. Pare ch’egli avesse condotto piuttosto innanzi questo nuovo e importante lavoro; nel quale il corredo critico, anzi che consistere nel riferimento ordinato delle varianti e note inedite dell’A., doveva essere rappresentato da annotazioni critiche al testo, ricondotte e ampliate da quelle apposte all’ediz. barberiana del 1866. Ma purtroppo la morte troncò a mezzo questo lavoro, che sarebbe certamente riescito degno dell’illustre critico; e di esso non potè veder la luce nel 1906 per volontà degli Editori, se non l’unico vol. delle Opere approvate.2 Or questo volume si limita di necessità a dare il nudo testo dei canti e delle prose artistiche, oltre a quello dei Paralipomeni; e quantunque basato sugli studi del Mestica, perché il curatore dell’edizione non potè essere il Mestica stesso, se si avvantaggia sulla precedente ediz. barberiana dallo stesso critico curata, e più ancora sulla ranieriana, non va esente del tutto da mende ed imperfezioni.3


  1. Firenze, Success. Le Monnier, 1899.
  2. Opere di G. L. da lui approvate (Canti — Paralipomeni — Operette morali — Pensieri) secondo la revisione su mss. e stampe preparata da G. MESTICA, Firenze, Success. Le Monnier, 1906.
  3. Di fatti si possono contare una trentina di luoghi, tra falli tipografici e deviazioni dal testo non tutte però imputabili al Mestica, in cui questa ediz. erra. Di essi, solo una terza parte si riscontrano nell'ediz. barberiana; laddove in questa si contano oltre una quarantina di altri diversi falli. Sicchè se questa si avvantaggia sulla lemonnieriana del '906 in una ventina di luoghi, d'altra parte le è inferiore in una quarantina.