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550 XXIII. CANTO NOTTURNO


Per montagna e per valle,
25Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L'ora, e quando poi gela,
Corre via, corre, anela,
Varca torrenti e stagni,
30Cade, risorge, e più e più s'affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso infin ch'arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto
35Abisso orrido, immenso,
Ov’ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
È la vita mortale.
Nasce l’uomo a fatica,
40Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell’esser nato.
45Poi che crescendo viene,
L'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell'umano stato
50Altro ufficio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perchè dare al sole.
Perchè reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
55Se la vita è sventura,
NaNPerchè da noi si dura?