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voce di quel secolo della nostra lingua ch’essi chiamano il buono e l’aureo. Leggano l’antico volgarizzamento del primo trattato di san Giovanni Grisostomo Sopra la compunzione a capitoli otto1: «Ora veggiamo quello che séguita detto da Cristo; se forse in alcuno luogo o in alcuna cosa io trovassi sollazzo, o rimedio di tanta confusione». E ivi a due versi: «Oimè, credevami trovare sollazzo della mia confusione, e io trovo accrescimento». Cosí a capitoli undici2: «Tutta la pena che pativa [san Paolo], piuttosto riputava sollazzo d’amore, che dolore di corpo». E nel capo susseguente3: «Onde ne parlano spesso, acciocché almeno per lo molto parlare di quello che amano, si scialino un poco e trovino sollazzo e refrigerio del fervente amore c’hanno dentro». L’antica versione latina in tutti questi luoghi ha «solatium», o «solatia». Veggano eziandio nello stesso Vocabolario della Crusca, sotto la voce «spiraglio», un esempio simile ai soprascritti, il qual esempio è cavato dal volgarizzamento di non so che altro libro del medesimo san Grisostomo. E di più veggano, s’hanno voglia, nell’Asino d’oro del Firenzuola4 come «le lagrime» sono «ultimo sollazzo delle miserie de’ mortali». Anzi è costume dello scrittore nella detta opera5 di prendere la voce «sollazzo» in significato di «sollievo», «consolazione», «conforto», ad esempio di quei del Trecento, come anche fece il Bembo6 nel passo che segue: «Messer Carlo, mio solo e caro fratello, unico sostegno e sollazzo della mia vita, se n’è al cielo ito».
- St. XII, v. 10. Che stai?
- (v. 196)
La particella interrogativa «che» usata invece di «perché» non ha esempio nel Vocabolario se non seguita dalla negativa «non». Ma che anche senza questa si dica ottimamente, recherò le prime autoritá che mi vengono alle mani, fra le innumerabili che si potrebbero addurre. Il Pandolfini nel Trattato del governo della