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appendice 187

persona di Paride1: «Né leve aspira A l’alta impresa mia negletto nume». E in persona di Leandro2: «O benigna del ciel notturna luce (viene a dir la luna), Siami benigna ed al mio nuoto aspira». Cosí anche in altri luoghi3.


St. VI, V. 3. Quand’oltre a le colonne, ed oltre ai liti
(v. 78)      cui strider parve in seno a l’onda il sole4.

Di questa fama anticamente divulgata, che in Ispagna e in Portogallo, quando il sole tramontava, s’udisse a stridere di mezzo al mare a guisa che fa un carbone o un ferro rovente che sia tuffato nell’acqua, sono da vedere il secondo libro di Cleomede5, il terzo di Strabone6, la quartadecima satira di Giovenale7, il secondo libro delle Selve di Stazio8 e l’epistola decimottava d’Ausonio9. E non tralascerò in questo proposito quello che dice Floro10, laddove accenna le imprese fitte da Decimo Bruto in Portogallo: «Peragratoque victor Oceani litore, non prius signa convertit, quam cadentem in maria solem, obrutumque aquis ignem, non sine quodam sacrilegii metu et horrore, deprehendit». Vedi altresí le annotazioni degli eruditi sopra il quarantesimoquinto capo di Tacito delle Cose germaniche11).


St. VII, V. 5.      ... e del notturno
(v. 93)      occulto sonno del maggior pianeta?

Al tempo che poca o niuna contezza si aveva della rotonditá della terra, e dell’altre varie dottrine ch’appartengono alla co-

  1. Epistola 15, v. 51.
  2. Epistola 17, v. 130.
  3. Epistola 15, vv. 70 e 392.
  4. Nell’ultima edizione:
    Quand'oltre alle colonne, ed oltre ai liti,
    cui strider l’onde all’attuffar del sole [Ed.].
  5. Circularis doctrina de sublimibus, lib. ii, cap. i (editio Bake, Lugduni Batavorum, 1820, p. 109 et sequentes).
  6. Amstelodami, 1707, p. 202 B.
  7. V. 279.
  8. Genethliacum Lucani, v. 24 et sequentes.
  9. V. 2.
  10. Liber ii, caput 17, sectio 12.
  11. Questa nota e le due seguenti furono quasi testualmente riportate nell’edizione del 1831 [Ed.].