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206 | appendice |
- St. IV, v. 10. . . . indi che1.
- (v. 64)
Cioè «d’allora che», da «poi che». Della voce «indi» costrutta colla particella «che», se ne trovano tanti esempi nella Coltivazione dell’Alamanni, ch’io non saprei quale mi scegliere che facesse meglio al proposito. E però lascio che se li trovi chi n’avrá voglia, massimamente bastando la ragione grammaticale a difendere questa locuzione, senza che ci bisogni l’autoritá né degli antichi né della Crusca. «I’ fuggo indi ove sia Chi mi conforte ad altro ch’a trar guai», dice il Bembo2. Cioè «di lá dove». Ma siccome la voce «indi» talvolta è di luogo, e significa «di lá», talvolta di tempo, e significa «d’allora», perciò séguita che questo passo della nostra canzone, dove «indi» è voce di tempo, significhi «d’allora che» né più né meno che il passo del Bembo significa «di lá dove», e nel modo che dice Giusto de' Conti3: «E il ciel d’ogni bellezza Fu privo e di splendore D’allor che ne le fasce fu nudrita», cioè «da che». Il quale avverbio temporale «da che» non è registrato nel Vocabolario; e perché fa molto a questo proposito, lo rincalzerò con un esempio del Caro4: «da ch’io la conobbi, non è cosa ch’io non me ne prometta». Altri esempi ne troverai senza molto rivolgere, e nel Caro e dovunque meglio ti piaccia. Ma io ti voglio pur mostrare questa medesima locuzione «indi che», adoperata in quel proprio senso ch’io le attribuisco; per la qual cosa eccoti un passo di Terenzio5: «Quamquam haec inter vos nupera notitia admodum' est (Inde adeo quod agrum in proxumo hic mercatus es), Nec rei fere sane amplius quidquam fuit; Tamen», col resto. Dal qual passo i piú de’ comentatori e de’ traduttori non ne cavano i piedi. Vuol dire: «Non ostante che tu ed io siamo conoscenti di poco tempo, (cioè da quando hai comperato questo podere qui nel contorno), e che poco o nient’altro abbiamo avuto da fare insieme; tuttavia», con quello che segue.