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A G. S. V.
avventurata e cortese educatrice di rosignuoli
De’ più soavi amante
Canori augelli, onde gelosa è Flora,
Insidïai l’errante
Usignuol per le molli ombre talora;
E sotto i pioppi del natal mio fiume5
Più nidi orbai de la famiglia implume.
Pur le speranze e l’ore
Che ai miei dolci negai studi romiti,
E il lungo industre amore
Non valser grazia ai piccioli rapiti,10
Che giù ponean le fredde ale tremanti,
Nè adulto un sol me ne venia fra tanti!
Onde sin presso al muro
De l’eremo beato, ov’io vivea,
Il rosignuol securo15
Porre i talami al sole omai potea:
Chè, d’inutili furti in cor sfidato,
L’elegiaco obblïai popolo alato.