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selim-bey | 113 |
Tuffan, piangendo, il crin: voluttuosi45
I fiori olezzan pe’ dipinti calli;
Splende il ciel trasparente ed azzurrino
Ne’ color de l’opàle e del rubino.
Ed è soave questa pallid’ora,
Ora divina in Oriente! Intanto50
Per costui che contempla e tace ancora
Questo roseo tramonto è senza incanto.
I molli incensi, onde la terra odora,
De’ cieli il riso e de’ ruscelli il pianto,
Tutto è muto per lui: di là dai monti55
Altri soli ei ricorda, altri tramonti!
Ma perchè da quei soli erra il feroce?
Chi a le dolci il ritolse aure natali?
Chi lunge il trasse a disertar la croce
Sotto il riso de’ cieli orientali?60
Qual nome era il suo nome? E con qual voce
Al carco impreca de’ presenti mali?...
Oh, a che varriati divinarlo? Egli erra
(Ed è molto pel pianto!) esule in terra!
Ei pensa e tace!65
II
Un repentin terrore,
Un’improvvisa ricordanza il colse,
Uno spavento inopinato! Al core
Portò la man; certe sue fimbrie svolse,