Ei diè, balzando, un grido; e più non disse;
E tacque lungamente, e lungamente
Su la venuta le pupille affisse
Con tale un guardo, ond’ei parea demente.420
Come su donna che da l’urna uscisse
Bella di rosea gioventù recente,
Pendea su lei, maravigliando, e mille
Strani lampi gli uscian da le pupille.
»— Dio! — pensava fremente — era sopita425
Di quei giorni d’amor la ricordanza!
Nè in questa arida landa isterilita
Di rivederla più valea speranza!
Giù nel Danubio disparia ferita,
E di martire amante avea sembianza:430
Oggi a le foci del Danubio appare,
E bella e schiava me la rende il mare!— »
E rimanea silenzïoso: ed ella,
Ignara se pur fosse amore o sprezzo,
Supplice e fiera, dubitante e bella435
De l’ampia sala si prostrò nel mezzo.
De le chiome nerissime le anella
Le gian cascando con amabil vezzo,
Mentre, le braccia protendendo, a viva
Concitata parola il labbro apriva.440
» — Non mi spregiar! Cotesto occhio turbato
Il cor m’infosca, e le mie forze eccede!
Non recusarmi! Fu terribil fato,
Se al mio primo signor mancai di fede!