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186 sorrento o torquato tasso

     Però che in esso i fortunati albori245
     Lucean del tuo divin carme immortale:
     Del potente usignuolo eran le prime
     Note, promessa di elegia sublime!

 Nè più l’Amor nel boschereccio albergo
     Di chiusa valle a meditar sedea,250
     Nè sospettoso nel sanguigno usbergo
     Del vagabondo venturier fremea.
     Lunge ei le penne irrequïete e il tergo
     Dai dolci colli Euganei volgea:
     Avea de’ molli contemplanti il saio255
     Deposto e il marzïal guanto d’acciaio.

 Del fuggitivo Iddio su le diffuse
     Chiome, per le turrite itale moli,
     Indarno al priego de l’Esperie muse
     Di Platone cadean gli ultimi soli.260
     Per le corti il perduto e per le chiuse
     Marmoree ville iva alternando i voli
     Con occhio ardente dal piacer, con viso
     Arguto, e sparso di maligno riso!

 E su la fronda de le tue corone,265
     Povero Tasso, iniquamente ei pose,
     Invido quasi de la tua canzone,
     Infausto premio di amaranti e rose!
     Ahi, di quanto dolor fora cagione
     Quel don malaugurato ei ti nascose!270
     Nè tu il pensavi, o giovinetto ardito,
     Pel vasto ciel de l’Epopea rapito!