Pagina:Canti (Sole).pdf/26

Da Wikisource.

prefazione XVII

dica. I vecchi se ne ricordano dolorosamente per propria esperienza, e le nuove generazioni ne hanno avuto, ai nostri giorni, dipinture vivaci in parecchie opere storiche1. Alle condizioni politiche è naturale che facessero perfetto riscontro quelle della letteratura e, in particolare, della poesia. Nei nuovi caratteri dell’una e dell’altra c’è qualche cosa che ci fa pensare allo stato della nostra cultura negli anni che seguirono al 1815. In tanta persecuzione della parola e perfino del pensiero, in tanta compressione d’ogni libero moto, lo spirito fu costretto a cercar nuove vie, o almeno a mostrare di cercarle per nascondere al possibile il suo perdurare in quelle da lui tenute sin allora. Non più di quella patria, donde gli erano venuti i più forti impulsi all’opera, non più la visione di cose grandi e liete oltre ogni ricordo della storia. Quel mondo era scomparso d’un tratto, e non si poteva neanche ripresentarlo nelle

  1. Notevole fra queste è quella intitolata: Memor, La fine di un regno dal 1855 al settembre del 1860, con prefazione di Raffaele de Cesare, Città di Castello, 1895: opera ricca di nuove e importanti notizie storiche e scritta con rara serenità e temperanza di giudizi.