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epistola a giuseppe de blasiis 211

     Timpano, e indarno aspetteran le sale
     La consuèta melodia, che indarno
     Da quelle corde provocar vorresti,50
     Angiolo de’ miei giorni! Armonizzato,
     Come quest’arpa, era il mio spirto un tempo;
     Tale almanco il sentii. Se la parola,
     Ai miei segreti rapimenti infida,
     Fuggiami innanzi renitente, o fiacca55
     I concetti fallia del mio pensiero,
     Armonizzato era lo spirto, allora
     Che ne’ miei giovanili anni beati
     Come farfalla io circolai sul riso
     Dell’universo. O fremiti soavi60
     D’un tempo! O care fantasie, vaganti
     Traverso a l’esaltata anima mia!
     E allor che fitto e inopinato il buio
     Sopravvenne al sereno, e fuggitivo
     Questo errar cominciai di proda in proda65
     Per solinghe caverne ignote al sole,
     Erami caro popolar di larve
     La notte mia. Quella vicenda istessa
     Di perigli, di dubbi e di spaventi
     Cresceami in petto de la vita il senso,70
     E la speranza. Io percorrea coll’alma
     Il dì che Italia benedetto avria
     Del fuggiasco agli affanni, e amabilmente
     Ai notturni ritrovi avrian raccolto
     L’Itale donne il mio risorto canto,75
     Splendido di sciagure e di perdono.
     La poesia, celestial fanciulla,