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260 il cantico de' cantici

giuntura delle feste religiose, colle quali il mondo cattolico va tuttavia concelebrando il Gran Domma dello Immacolato Concepimento di Nostra Donna, si volle per me assolvere un voto di singolare riconoscenza verso la Santissima, che mi sovvenia di abbondevoli consolazioni nel più travagliato periodo della mia vita; nè altro consiglio mi venne, all’uopo, trovato migliore, che quello di offerirle converso nella più dolce delle lingue viventi quel Cantico di soavità ineffabile, il quale da tanti secoli la vaticinava «tutta bella e Immacolata.» E ricorderò sempre con un palpito di devota tenerezza le volte dell’antica Cattedrale di Tursi messe leggiadramente a festa, gli altari ridondanti di luce e di incensi, i canti d’una eletta schiera di valorosi, e la voce dell’eloquente Prelato, che con parole gravi e commoventissime preludeva a quella religiosa solennità, nella quale dovea toccarmi la ventura di liberare il più caro dei miei voti.

Senonchè le cagioni del mio lavoro non poteano farmi cauto quanto al suo merito letterario; nè parmi che esse sole potessero bastare al pubblico colto e imparziale, a cui oso presentarlo, se non avrò almeno dichiarata francamente la strada che ho creduto dover tenere nell’opera mia, e le considerazioni estetiche per le quali non mi pareva di dovere interamente disperare della indulgenza de’ buoni.


II


La singolarissima ragione poetica del Cantico dei Cantici, le speciali condizioni della sua lingua origi-