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Pagina:Canti di Castelvecchio.djvu/118

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102 la canzone dell'ulivo


l’ulivo che ombreggi d’un glauco
pallore la rupe già truce,
dov’erri la pecora, e rauco
      la chiami l’agnello;

l’ulivo che dia le vermene
pel figlio dell’uomo, che viene
      sul mite asinello.

III


Portate il piccone: rimanga
l’aratro nell’ozio dell’aie.
Respinge il marrello e la vanga
      lo sterile clivo.

Il clivo che ripido sale,
biancheggia di sassi e di ghiaie;
lo assordano l’ebbre cicale
      col grido solivo.

Qui radichi e cresca! Non vuole,
per crescere, ch’aria, che sole,
      che tempo, l’ulivo!

IV


Nei massi le barbe, e nel cielo
le piccole foglie d’argento!
Serbate a più gracile stelo
      più soffici zolle!