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I due cugini amavano l’Italia: non come il popolo che per un naturale impulso ama la patria e quando occorre si fa serenamente uccidere per lei; ma con ben altra passione: come Garibaldi, come Mazzini, come Antonio Sciesa: come i grandi martiri, i grandi condottieri, i grandi agitatori. Orbene: quando uno è tutto pervaso da sì nobili sensi, e con sicuro antivedere ordina già ora nella sua mente con ogni minuzia i futuri eventi, e li vede gravidi di fato, apportatori d’infinita gloria per sé e d’immenso bene per il mondo; quando uno sa con certezza, per dirla in una parola, tutto il valor del proprio genio, come potrà supinamente adattarsi alle molteplici costrizioni dei grandi, e sopratutto come farà a studiare? La scuola diventa allora un luogo di tortura.
Così stavano le cose per i due ragazzi; e peggio per Renato che frequentava una scuola tedesca.
La gran lotta non era ancora incominciata; ma la preparazione mediante molteplici addestramenti n’era evidente.