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624 della temperatura, ventilazione e luce.

questa pratica? — Si ha forse qualche prova che il bigatto fugga la luce? No, perchè se in un locale oscuro si lasci entrare luce da qualche parte, vediamo i bachi volgersi ed affollarsi da quella parte; e non può darsi ch’essi ricerchino ciò che loro sia contrario. Dicono alcuni contadini che il chiaro (la luce) produca i così detti ciaritt (in dialetto anche s’ciopirœu e lusirœu), e ciò per analogia di nome e non per altro, chè simili bachi sono gli affetti da idropisia, o da raccolta acquosa fra le due pelli; ed in questo, come ben vedesi, la luce non ha niente a che fare, ma piuttosto dipende dalla qualità troppo acquosa della foglia, o da circostanze che impediscono la muta della pelle, lasciando però che fra di esse si accumuli quell’umore che serve al distacco della vecchia colla nuova.

Intanto si continua ad allevare i bigatti nell’oscurità, e si entra con lume acceso nei locali quando si deve dar loro da mangiare o fare qualche altra operazione. Intanto, oltre al pericolo dell’incendio, si continua a non osservare nè conoscere quelle lente modificazioni che avvengono nel suo esterno prima e dopo le mute.

Vediamo ora se meglio si possa fare altrimenti. Vi dissi che lo schiudimento doveva succedere a non più di 20°, e che in allora esso avveniva più regolare e d’accordo colla temperatura atmosferica. Vi dissi inoltre che in tal modo, poco essendo il divario fra la temperatura esterna e quella interna dei locali, potevasi nei giorni caldi tener aperto e lasciar entrare liberamente l’aria, fornita dell’umidità normale; e che una tale temperatura facilissima ad aversi nelle giornate calde, non richiedeva gran disturbo per mantenerla anche di notte, appena si accendesse fuoco verso sera, usando dei franklin a preferenza di qualunque altro mezzo riscaldante. Ora vi dico che avendo cominciata l’educazione ad una temperatura non maggiore di 20°, facilissimo vi sarà lo stare in relazione col graduato aumento della temperatura esterna, proprio dell’inoltrarsi della stagione, quand’anche di giorno si lasciasse liberamente entrar aria nei locali. Che anzi per tal modo l’ambiente non sarebbe impregnato di quella fredda umidità che già vi feci notare, e si otterrebbe l’eminente scopo di rinnovare un’aria viziata dalla respirazione di tanti insetti, e dalle esalazioni putride del letto e degli escrementi che in esso vi sono. Coll’aria entrerebbe la luce, e con esse la temperatura.

§ 630. Vi assicuro poi che il grado di temperatura e l’aria non sono cose indifferenti pel ben essere del bigatto, influendo